Altra intervista realizzata a Maggiora durante il 2T Trophy. Questa volta tocca a Fred Bolley, due volte campione del mondo nella classe 250 precisamente nel 1999 e 2000. Intervista realizzata in collaborazione con Nicola Paoletti di Motocross All.
MXT: Ciao Frederic, era tempo che non ti si vedeva in giro.
B: Si è da parecchio che non frequento il paddock.
MXT: Come ma hai smesso con la moto da cross?
B: Sai nella vita le cose non vanno sempre nella direzione giusta, come uno le vorrebbe. Io ero abituato a certo ritmi, poi sono intervenute delle cose nella mia vita che non mi hanno consentito di stare all’apice. Con i problemi che ho avuto non sono riuscito a stare al passo. Poi adesso è totalmente cambiato e non più lo stesso feeling di una volta.
MXT: Quanti anni hai adesso?
B: Cinquanta.
MXT: Tu hai vinto con Honda e poi hai terminato la carriera una volta passato alla Yamaha con Rinaldi. Cosa è successo? Non ti trovavi bene con la moto?
B: No, non è stata questione di moto. Tra l’altro il team Rinaldi è stato in assoluto il miglior team per il quale ho corso nella mia carriera. Michele e Carlo sono due persone splendide e correttissime. Purtroppo sono subentrati dei miei problemi personali, soprattutto familiari, che mi hanno impedito di dare il meglio nella fase finale della mia carriera. La mia testa non era più totalmente dedita al motocross in quanto dovevo affrontare altri problemi. E quando la tua testa non c’è, soprattutto in uno sport pericoloso come il motocross, la cosa diventa anche rischiosa ed è per questo motivo che poi mi sono dato ad una attività meno pericolosa come il supermotard. Sono passato a questa disciplina con l’Aprilia, dove ho fatto tre anni da pilota ufficiale.
MXT: In effetti la Supermoto è partita in Francia. E’ ancora molto seguita?
B: Ai tempi era abbastanza seguita, anzi seguitissima. Adesso non è più cosi. Ai tempi quando ero ufficiale Aprilia aveva molto seguito, adesso è finito tutto. Ero pilota ufficiale per la Supermoto e c’era un forte impegno da parte della casa e c’era molta attenzione nei miei confronti. Cerano due cilindrate, la 450 e la 550. Ho fatto un terzo ed un quarto nel campionato del mondo e poi ho smesso nel 2007.
MXT: Oggi sei in pista con la Honda 500. Ti strappa molto di più le braccia rispetto alla Supermotard?
B: Non è assolutamente una buona moto per me! (ride). Con le condizioni di oggi (pioggia e fango) non è facile da guidare, soprattutto tenendo conto che sono anni che non giro su una pista da cross con una moto del genere. Con il terreno asciutto sarebbe meglio, ma con il terreno così scivoloso non è per niente facile.
MXT: Ma non giri più con la moto da cross quindi?
B: No no, ormai giro solo con la moto stradale in pista. Ho un contratto con Aprilia dallo scorso anno, ma non faccio gare o test; vado a guidare con i clienti, faccio da testimonial per l’azienda e dò il mio contributo durante i corsi di guida.
MXT: Torniamo alla tua carriera. Nel 1999 si infortuna Everts. A prescindere dall’infortunio, eri pronto a giocartela? Hai avuto più attenzioni da parte del team dopo l’infortunio di Stefan? Raccontaci come sono andate le cose.
B: Everts si infortunò al ginocchio a Beaucarire, prima dell’inizio del mondiale. Credetemi o no ma io quell’inverno lì, indipendentemente da Everts o meno, avevo lavorato brutalmente ed ero partito con la convinzione di vincerlo quel mondiale. Everts o non Everts, per me era lo stesso. Lo volevo quel mondiale a prescindere dai miei avversari, Stefan in testa. Devo tutto a Yannig Kervella. E’ stato lui ha farmi fare questo salto di qualità. E’ un grandissimo Coach, tanto che adesso è in USA e segue Shimoda. Mi ha fatto fare uno step fondamentale sia a livello fisico che mentale per vincere il mondiale. Abbiamo lavorato tantissimo nell’inverno tra il 98 e il 99 per raggiungere l’obiettivo e quell’anno lì sono partito per vincerlo il mondiale; nella mia testa non esisteva nessun altro piazzamento se non la vittoria finale.
MXT: Nel 2000 hai poi cambiato team è sei passato al team PAMO Honda.
B: Si perchè il team Grant, con cui ho vinto il mondiale, è passato alla 500 con Everts e la Husqvarna. Dovete sapere che dopo l’infortunio di Stefan a Beaucaire Dave Grant mollò tutto il team, per lui era finita ormai. Io ovviamente ero del parere opposto e volevo giocarmi le mie possibilità e dissi alla HRC di farmi fare la prima gara. E a Talavera vinsi il GP con una doppietta. A quel punto HRC, a prescindere da quello che stava facendo Grant, mi disse che con questi risultati mi avrebbe supportato direttamente. Dopo quella vittoria, avere la fiducia della HRC mi ha fatto fare un altro step a livello psicologico. Il mondiale doveva essere mio.
MXT: In effetti, senza offesa, nessuno pensava tu potessi vincere il mondiale nel 99.
B: Ho stupito tante persone. Tornano alla tua domanda poi sono passato al team PAMO perchè Grant scappò con i soldi del team. Di me non gli importava nulla, lui era legato a Everts. Ho vinto il mondiale e non sono stato pagato! Ho dovuto fargli causa e siccome Stefan era suo socio alla fine mi ha pagato lui come azionista del team. Per questo motivo ho cambiato team. Ero con loro, svizzeri, e alla fine anche se vinco il mio secondo mondiale non vengo pagato! Di nuovo! E quindi un altro processo! A quel punto con la Honda decidiamo di andare in un altro team e finisco da Martin! Tre team di seguito con cui sono andato a processo perchè non mi pagavano! Il 2001 poi è stato un disastro e così a fine anno decisi di andare in Yamaha con Rinaldi. Prendevo meno soldi, anche se in verità fino a quel momento non è che ne avessi presi tanti dato che non ero mai stato pagato, ma almeno mi sono trovato in un team serio. Ho vinto due mondiali ma, mio malgrado, mi sono trovato davvero in brutte situazioni; invece con Rinaldi ho avuto la certezza e la garanzia di trovarmi in un team fatto da bravissime persone, sopratutto corrette. Il miglior team di tutta la mia carriera è il team Rinaldi. Michele Rinaldi è una persona estremamente corretta e precisa: quello che dice poi lo fa! Non fa false promesse. Anche Carlo è una persona squisita. Tutte e due correttissimi.
MXT: Parlando di Kervella, quale è stato il suo segreto per farti fare questo importante step di cui hai parlato?
B: Io avevo bisogno di un coach e di qualcuno che fosse sempre presente, sia in pista che fuori, per darmi supporto psicologico e tecnico. Poi avevo anche un ottimo preparatore medico. In tre abbiamo trovato una intesa perfetta. Non dovevano nemmeno parlare tra noi, bastava uno sguardo. C’era un alchimia incredibile, facevamo tutto insieme. Kervella, se non mi vedeva al 100%, sapeva sempre dove intervenire, anche sulla moto, e capire subito come risolvere il mio problema. Eravamo come una torta perfetta: tutti gli ingredienti messi bene e al loro posto. Puoi fare una torta con gli stessi ingredienti, ma se non li dosi bene, non hai un prodotto perfetto.
MXT: Una curiosità sul Nazioni 99. Tortelli ha corso con la gomma anteriore da 20 pollici. Fece una caduta paurosa tra l’altro. Tu l’hai provata?
B: L’avevano fatta provare anche a me questa ruota da 20 pollici, ma non mi ha mai convinto!
MXT: L’anno dopo in Francia sei stato sfortunatissimo.
B: Si al secondo giro mi sono beccati una sassata in viso che mi ha rotto gli occhiali e mi sono fratturato al naso. Ho perso tanto sangue e tra le due manche il mio naso era totalmente rotto e sono andato alla clinica mobile e me lo hanno raddrizzato lì con un colpo secco pazzesco. Ho preso degli antidolorifici, ci ho provato, ma non potevo proprio correre.
MXT: I rapporti con Pichon come erano visto che vi siete giocati diversi mondiali?
B: Ottimi, nonostante fossimo due competitor. Grandissimo amico, siamo sempre andati d’accordo.
MXT: Come era la tua Honda?
B: Ho guidato la prima volta la Honda nel 98 e faceva veramente schifo; il telaio era ancora quello della prima serie. Nel 99 invece è cambiato tutto, perchè hanno introdotto il nuovo telaio che era decisamente meglio: era più flessibile e non rigido come quello precedente. Per me la moto del 99 è la miglior moto guidata, era perfetta.
MXT: Tra 2 tempi e 4 tempi cosa preferisci?
B: 4 tempi!
MXT. Uao… tutti dite la stessa cosa. L’unico a dire 2T è stato McGrath.
B: Nella mia carriera ho usato solo 2T, ma oggi i 4T sono molto più facili da guidare. Se avessero continuato a sviluppare i 2T forse potrebbero essere allo stesso livello, ma chi può dirlo?
Intervista Daniele Sinatra e Nicola Paoletti
Foto Daniele Sinatra