A Maggiora durante la Vintage MX World Cup, abbiamo incrociato Luigi Toschi, colui che ha “scoperto” Alex Puzar.
Non ci siamo fatti scappare l’occasione e lo abbiamo intervistato. Buona lettura
MXT: Allora, come andarono le cose con Puzar?
T: Io ero presidente di un motoclub che era più votato all’enduro. Però quando mi fecero vedere quel ragazzino che appena praticamente salito su una moto andava fortissimo, non abbiamo avuto dubbi. Dovevamo supportarlo. Avevo anche Chiodi in quel periodo, ma seguirli entrambi poi diventò impegnativo. Quindi diedi ad Alessio tutto ciò che gli serviva, moto e ricambi, e lo feci assistere da Rebuschi con cui ha vinto l’italiano Cadetti. Io sono andato avanti con Alessandro, facendo le gare di campionato italiano e alcune gare internazionali. Da lì è cominciato tutto. Dopo ci siamo affacciati anche al mondiale e poi pian panino, con la sua testardaggine e la sua volontà di emergere, è riuscito a fare quello che ha fatto.
MXT: Perchè rimase folgorato da Puzar? Cosa la colpì? dove lo vide la prima volta?
T: “Lo vidi girare a Massa Carrara in una gara indoor che aveva organizzato Luongo, il patron del mondiale. Io ero lì con una squadretta. Ho sentito che al microfono lo speaker diceva sempre “Puzar a terra, nuova caduta per Puzar” e quindi decisi di andare a vedere questo “fenomeno” che il più delle volte era per terra. In effetti andava fortissimo, troppo direi, e quindi rischiava e cadeva molto. Osservandolo mi sono detto: se questo qui mette la testa a posto e la smette di strafare, diventa un campione.”
MXT: Quando ha smesso di seguirlo poi?
T: “Ho smesso di seguirlo nel 1992. Era nel team Rinaldi. Quando entrò in quel team, Michele, visto che lo conoscevo bene, mi chiese di continuare a seguirlo. Ho fatto due volte il giro del mondo con Alex. Ma è stato un piacere seguirlo, perchè mi ha dato tante soddisfazioni con i risultati che ha raggiunto. L’adrenalina che mi ha regalato non ha eguali.”
MXT: Dopo la parentesi Puzar non l’abbiamo più vista tanto in giro per le piste.
T: “Bè anche se sponsorizzato da Chesterfiled, posso dire di avere sborsato di tasca mia tanti soldi in quegli anni e continuare era diventato gravoso, anche perchè avevo pure una famiglia che aveva bisogno della mia presenza. Nei fatti poi andando avanti nella sua carriera Alex aveva anche meno bisogno della mia presenza, come è normale che sia.”
MXT: Il ricordo più bello di quegli anni?
T: “Sono troppi i momenti indimenticabili. Bisogna viverla la nostra storia e per me è stata una storia stupenda, difficile però da raccontare; non è facile trasmettere e far capire le emozioni vissute. Ad esempio, quando passò al team Rinaldi con la Suzuki, lasciando la KTM, immediatamente la casa austriaca corse ai ripari, mandando al mondiale piloti come Bob Moore, Mike Healey e soprattutto Trampas Parker. Mi ricordo che in Argentina, penultima tappa del mondiale, dove ci si giocava il titolo – che Alex infatti non vinse – sembravano una muta di cani pronti ad assalire la lepre. Ma Alex ha venduto cara la pelle disputando una stagione fantastica. Trampas ha vinto con merito, grande campione che ho pure gestito per un periodo. Ma posso dire una cosa: ad Alex qualsiasi moto di qualsiasi cilindrata mettevi sotto al sedere, la faceva volare e ci vinceva. Ricordo un’ edizione della Coppa Mille Dollari. Vado da Farioli e gli dico: “Arnaldo fammi un piacere, vorrei fare la 1000 dollari con Alex, mi serve una moto. Lui mi invitò a lasciar perdere, dicendo che era troppo giovane e che si sarebbe fatto male e poi chi l’avrebbe sentita in caso a sua sua madre. Ma noi la manifestazione l’avevamo messa nel calendario di gare e la Philip Morris ci pagava anche per fare la Coppa. Quindi ho insistito, tanto che alla fine la moto saltò fuori. Ha vinto per due anni le gare della Coppa 1000 Dollari in sella alla mezzo litro”.
MXT: La mitica KTM 500 con il numero 96!
T: “Esatto. Si è messo dietro a 17 anni fiori di piloti. Vederlo girare sul fango con quella moto era una spettacolo. Neanche De Carli, per dirne uno, che faceva il mondiale della 500 gli stava dietro. Sono soddisfazioni ragazzi. Bisogna provarle certe emozioni, sono difficili da spiegare. Gli anni in Ktm sono stati belli, peccato che le 125 erano molto fragili in quegli anni. Alex ce la metteva sempre tutta e mi dava un gran dispiacere vederlo, non dico piangere, ma molto corrucciato quando la moto si rompeva. Quando infatti durante la stagione 1988 si fece vivo Rinaldi, io dissi a Michele, che prima era venuto a parlare con me, di non mettermi in mezzo perchè avevo un bel rapporto con Farioli. Gli consigliai quindi di parlare direttamente con Alex che praticamente non ci pensò due volte. Alex voleva vincere e il team Rinaldi era la soluzione giusta. E così fu”.
MXT: Nelle sue parole si percepisce comunque l’emozione che prova nel parlarne.
T: “Onestamente seguire Alex per me è stata una gioia e quando il lunedì mattina dopo le gare ritornavo in ditta, avevo una voglia di fare che era come se avessi vinto io. Lo seguivo anche negli allenamenti. Aveva una voglia di fare incredibile da ragazzino. Come ho detto prima era molto determinato e voleva emergere, anzi vincere. Mai una volta che mia abbia detto “oggi non mi va”. Non era uno che bighellonava. C’è stato un periodo all’inizio, quando non era ancora nessuno, che faceva un poco lo scavezzacollo, ma avevo chi mi avvisava se faceva tardi la sera. E mi aiutarono anche molto i genitori a inquadrarlo. Infatti poi è diventato quello che è stato, un campione”.
Intervista e Foto Daniele Sinatra