Nel paddock di Maggiora durante le manifestazioni della Vintage World Cup abbiamo scambiato due parole con Michele Fanton.
MXT: Allora, che aria si respira oggi?
F: Sicuramente meravigliosa, bellissima. Qui ho ricordi bellissimi legati alla mia carriera. La mia prima gara a Maggiora l’ho fatta nel 1984 con l’Aprilia. E’ un impianto bellissimo e ho vissuto la sua evoluzione sia come pista sia come organizzazione. Bello tutto, bello essere qui oggi.
MXT: la gara più bella che hai disputato qui a Maggiora.
F: Ma ogni gara è stata sempre bella a prescindere dal risultato. Se guardiamo però a quello, devo dire che nel 1992 ho vinto una prova del campionato italiano dopo una bella battaglia con Andrea Bartolini. Poi nel 94, in una gara internazionale, vinsi la prima manche davanti a tanti campioni e poi nella seconda manche credo di essere arrivato terzo o quarto, conquistando il podio nell’assoluta.
MXT: In tutta la tua lunga carriera hai guidato tante moto. A quale sei più legato?
F: Ogni moto aveva le sue caratteristiche, la sua anima. Mi sono trovato bene con tutte. Ma se devo sceglierne una tra tutte allora dico la Suzuki del 1990 della Carpi Motor con cui sono arrivato quarto nel mondiale. Quello è stato un anno in cui, non dico che potevo vincere perchè Sandro (Puzar, ovviamente) andava troppo forte, ma sarei potuto arrivare secondo alle sue spalle. Quella moto mi ha dato gioia nel guidarla, mi ha dato delle emozioni veramente particolari: la sentivo mia, avevo un feeling incredibile.
MXT: oggi qui esposta c’è la Kawasaki del team Platini del 1993. La userai anche in pista?
F: No, non la userò. E’ una moto che stiamo cercando di tenere più “illibata” possibile, perchè ha già fatto, diciamo, le sue scorribande. Ci ho fatto delle belle gare in quella stagione ed è una moto a cui tengo molto, è una parte di me e quindi cerco di preservarla il più possibile.
MXT: L’avversario più ostico con cui ti sei confrontato in pista?
F: Nella mia carriera ne ho incontranti tantissimi. Ho incontrato dei grandi professionisti e dei grandi piloti con cui mi sono confrontato. Uno di questi era Alex Puzar, poi anche Everts e Albertyn. Un grande campione con cui ho avuto il piacere e l’onore di condividere la pista è stato Jean Michel Bayle nel 1989 e devo dire che mi ha fatto veramente capire cosa vuol dire guidare una moto da cross.
MXT: Sei stato anche compagno di Parker nel team Platini, che mi racconti di lui?
F: Con Parker non c’è mai stato un gran feeling sotto l’aspetto umano. Io ho sempre corso con il cuore, facendo prevalere sempre l’aspetto umano. Con lui non si è creato un buon rapporto. Poi ovviamente ogni persona è fatta a suo modo e ho accettato il suo modo di essere.
MXT: dopo quasi trent’anni una domanda sul famigerato nazioni del 93. Eravamo in lizza per la vittoria. Ma cosa è successo? Si è sempre detto che ci furono varie discussioni sulla scelta del cancello prima dell’ultima manche. Su chi, tra te e Puzar, dovesse partire davanti in prima fila.
F: Le classiche cose all’italiana. Per evitare discussioni il giorno della gara, già il sabato sera si era deciso tutto: io sarei partito davanti. Invece il giorno dopo Corrado Maddii, che era il CT della nazionale quell’anno, disse che era meglio far partire Sandro davanti e io con la 500 sarei dovuto partire di nuovo dalla seconda fila. Ovviamente a quel punto sono nate discussioni tra i manager e i meccanici dei vari piloti. I miei sostenevano che era giusto dare anche a me l’opportunità di partire in prima fila: avevo già dimostrato nella prima manche di essere competitivo e di potere lottare per posizioni importanti. La discussione si è animata e poi ad un certo punto proprio io dissi che i meccanici dovevano portare le moto al parco chiuso altrimenti saremmo rimasti fuori. I meccanici sono partiti immediatamente con le moto, però il tragitto dal camion alla pista era lungo e pieno di gente, per cui persero del tempo e arrivarono al cancello quando era già chiuso e il tempo per l’ingresso era scaduto. Una brutta batosta perchè, non dico che avremmo vinto, ma il podio era ampiamente alla nostra portata. Di fronte al mondo non abbiamo fatto una bella figura.
MXT: Questo nazioni è il più grande rammarico della tua carriera?
F: Probabilmente si. Il podio era sicuro. Si poteva anche vincere e vincere il Trofeo delle Nazioni per il palmares di un pilota è il massimo. Pensando alla mia carriera, sono soddisfatto di tutto quello che ho fatto, sono felicissimo di quello che la vita mi ha dato.
MXT: come vedi il motocross oggi? Che ne pensi dello stato di salute del motocross attuale?
F: Parlo da pilota che ha corso nella sua epoca. Il sabato c’erano le pre qualifiche, per cui c’era già una scrematura di piloti di alto livello. Chi si presentava la domenica al cancelletto era un pilota di altissimo livello. Adesso, e mi spiace dirlo, il vile denaro ha fatto la breccia in questo ambiente. E la domenica poi ti ritrovi i cancelletti vuoti con piloti paganti che fanno le gare del mondiale. Non è bello vedere i cancelletti vuoti per il pubblico. Non critico chi ha scelto di far prendere questa direzione al mondiale, ma non trovo entusiasmante seguirlo. Oggi servono troppi soldi e i giovani soffrono perchè soffrono i team, anche quelli ufficiali. I ragazzi che potrebbero emergere in questo sporti non mancano, ma purtroppo non essendo appoggiati economicamente non riescono a dimostrare il loro valore.
Foto e intervista Daniele Sinatra