Abbiamo già parlato dell’impresa di Antonio Mancuso all’Enduropale Du Touquet (v. link in basso). Essendo entrambi siciliani non è stato difficile farci una bella chiacchierata due sere fa. E’ venuta fuori una bella intervista, lunga, che pubblicheremo in due parti, partendo proprio dal Touquet e poi parlando di tanto altro. Buona lettura.
MXT: Antonio, come è nata l’idea di partecipare all’Enduropale du Touquet?
A: L’idea l’avevo già da qualche anno, però prima di farla ho deciso di aspettare un poco perchè volevo provare a fare questa gara avendo la giusta condizione mentale. Mi spiego meglio: l’avrei potuta fare già 4/5 anni fa, ma non mi sentivo pronto, non avevo l’esperienza necessaria per affrontare una gara del genere. Quest’anno mi sono presentato al via a 30 anni, con una carriera lunga alle spalle, visto che corro dal 1998, e con tante gare disputate su sabbia. Sono ancora abbastanza veloce, ma ho preso il via con la giusta maturità agonistica e l’esperienza guadagnata in tanti anni di gare. Quest’anno era il momento giusto per provarci, ma non per ambire a chissà quale risultato. Ho deciso di esserci per accumulare ancora più esperienza e per misurarmi in una gara particolare in un contesto che mi mancava.
MXT: So che avevi questo sogno da realizzare prima di subire un intervento all’anca che potrebbe mettere fine alla tua carriera. Come vanno le cose? L’intervento è stato già fissato?
A: Non ho ancora fissato la data dell’intervento. Quest’estate ad agosto sono andato al Rizzoli a Bologna per sottopormi a una visita e il prof. Traina mi ha diagnosticato dei danni irreparabili. Si tratta di una cosa abbastanza grave perché ho appena trent’anni e lui stesso è molto restio a fare l’operazione adesso che sono così giovane, anche se dovrei farla. Stiamo valutando al momento di fare una piccola operazione non risolutiva per mettere una pezza, anche se mi ha anche consigliato di resistere più che posso, soprattutto al dolore, perché andare a installare una protesi adesso, significherebbe poi a sessant’anni dover rifare di nuovo lo stesso intervento. Quindi sono uno di quei pochi casi clinici in cui già è accertato che dovrò mettere due protesi nel corso della vita.
MXT: Quindi a questo punto cosa farai? Se non ti fermi ti rivedremo al Touquet?
A: Diciamo che, per il mestiere che faccio, stare bene fisicamente è fondamentale. Non lo so. Se devo essere sincero questo risultato al Touquet mi ha spiazzato perché mi sono detto: “minchia, ci sono”. L’anno prossimo partirei poi tra i primi 100; magari con una preparazione specifica solo per la gara, potrei rifarla, ma non lo so davvero. Ci penso tanto per adesso.
MXT: Effettivamente se con un problema all’anca sei arrivato al 45° posto, per di più al debutto assoluto, con una preparazione mirata si potrebbe magari puntare più in alto.
A: Potrebbe essere questa l’idea, ma non facile. Il mio problema all’anca, purtroppo, non mi consente di allenarmi tanto perché non posso correre a piedi, non posso fare tanti carichi in palestra e infatti ho comprato la bici nuova per pedalare il più possibile, ma alla fine non ho molto tempo per farlo. Proprio in questi giorni con i ragazzi della mia scuola, che mi seguono ovviamente in tutto, abbiamo fatto due riunioni per capire cosa si possa fare. Stiamo partendo dal budget perché, ovviamente, affrontare il Touquet è un impegno economico non indifferente e, per chi ha una struttura piccola come la mia, trovare il budget per una trasferta del genere non è facile. Intanto da adesso a settembre pensiamo al campionato regionale siciliano con i ragazzi della scuola, poi vedremo il da farsi. Ovviamente se tornassi a fare il Touquet sarebbe per fare ancora meglio.
MXT: La difficoltà più grande che hai dovuto affrontare da debuttante?
A: Oltre a partire così indietro – nel secondo gruppo dopo i primi 600 – e fare quindi mille sorpassi, è stata quella di soffrire parecchio il freddo. Sono molto freddoloso, quindi se non sto bene con la temperatura soffro parecchio. Prima di partire sono stato in fila più di due ore, dalle 11,00 di mattina fino alle 13 e 30 con solo indosso la maglia termica e quella da cross. Ho sofferto tanto perché per il freddo avevo tutti i muscoli contratti. Sono partito praticamente già stanco. Anche il viaggio è stato pesante perché l’ho affrontato con il furgone. Sono arrivato già molto stanco anche per avere accumulato molto stress a livello mentale: la moto da gara si è rotta a Maccarese, il furgone si è fermato per strada e la riparazione è stata molto difficile. E’ stata veramente dura. Poi tre ore nella sabbia sono lunghe, non finiscono mai.
MXT: Quindi per farla breve: sei arrivato 45° su oltre mille partecipanti con una moto presa in prestito da Celestini e quindi non preparata per la gara come lo era la tua, dopo un viaggio stressante, con un freddo incredibile. Ma a questo punto se il prossimo anno ti ripresenti organizzando tutto meglio, cosa ci combini poi?
A: L’idea di farla più come un professionista potrebbe essere davvero carina. Avere una moto dedicata è fondamentale. Sono andato infatti anche per raccogliere informazioni. Quando fai una gara del genere ti incuriosisce vedere e capire cosa fanno i veri professionisti, quali sono le loro scelte e il perché. Ho poi questa forma mentis per lavoro e quindi ho fatto moltissime domande ed ho capito che dietro c’è una organizzazione pazzesca per questo tipo di gare. Cose quasi inarrivabili per un amatore come me, anche per questioni di budget. Però ragionandoci sopra già da ora, si può pensare a fare qualcosa in più sia dal punto di vista della moto, sia dal punto di vista logistico. Avere una moto preparata bene è fondamentale. Arrivare in aereo, freschi aiuta molto.
MXT: Magari dopo il bel risultato di quest’anno potresti trovare uno sponsor.
A: Bè io sono molto testardo e mi piace fare le cose a modo mio. Non ho cercato quest’anno molti aiuti. Certo, in vista del prossimo anno non sarebbe male avere un supporto e qualche aiuto. Vorrei ringraziare Celestini per avermi dato la moto dopo che la mia si era rotta. E’ un vero amico.
MXT: Hai corso con un adesivo particolare sulla tabella porta numero, una dedica speciale al tuo grande amico Vincenzo Lombardo.
A: Vincenzo era un fratello per me, lavoravamo a stretto contatto e condividevamo tutto, non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche alle gare. Se ci pensi sto un poco rifacendo quello che ha fatto lui trent’anni fa. Nell’idea di fare il Touquet non ti nascondo che era coinvolto anche lui e gli sarebbe piaciuto partecipare con la sua moto d’epoca. Lui aveva una moto del 1984, ma poi si è reso conto che non andava bene per fare una gara di un’ora su sabbia e quindi stava cercando una moto del 1989. Alla fine la moto non l’ha trovata e mi ha detto: “guarda non mi frega nulla della gara, faccio due biglietti aerei e vengo a fare il tifo per te”. I biglietti li aveva già comprati. Poi è successa la disgrazia. Quel weekend lì avevo tutto pronto per fare una simulazione di tre ore nella giornata di domenica. Avevo preparato la moto con i rapporti giusti, con il serbatoio maggiorato e mi ero fatto autorizzare dai carabinieri per usare un pezzo di spiaggia a Letojanni dove c’è un rettilineo di 2 Km per provare la velocità e tanto altro. Ovviamente dopo quello che è successo il sabato, la domenica non sono riuscito a fare nulla. Mi sono davvero sforzato per andare in pista quel giorno, ma non ci stavo con la testa. Dopo 10 minuti mi sono fermato ed ho detto ai ragazzi: “mi spiace non riesco a guidare, torniamo a casa”. Questa tragedia però mi ha dato una carica in più per la gara del Touquet , per resistere in quell’inferno 3 ore. Non ti nascondo che se Vincezo fosse stato presente mi avrebbe aiutato tantissimo, ho avvertito la sua mancanza.
MXT: hai qualche aneddoto su Vincenzo da raccontarci?
A: Vincenzo era una barzelletta vivente. Avevamo un rapporto particolare, due fratelli proprio. Lui il maggiore e il più piccolo. Di aneddoti ne potrei raccontare una marea, perché era una persona esperta su tutti fronti. Te ne racconto uno. Mesi fa gli fu regalata una Honda CB 400 Four, senza motore, senza documenti, una moto da rottamare. Un giorno mi chiama e mi fa: “ ho comprato il motore di una motozappa diesel con avviamento a corda, ora lo modifico, lo monto su e faccio la moto diesel”. Mi disse questa cosa perché quando facevamo i test con le moto nuove con gli avviamenti elettrici davanti a degli sconosciuti facevamo finta di avviarle con la corda e la gente ci cascava sempre. Ora aveva la moto per farlo veramente. A lavoro finito Enzo la portò a lavoro e non la fece toccare a nessuno fino al mio arrivo perché io dovevo essere il primo ad avviarla con la corda. Che ridere. Era un fenomeno e un genio della meccanica.
MXT: una vera tragedia. Ma tu credi che con l’avvento del 4T, moto quindi più pesanti, sia diventato uno sport più pericoloso?
A: Ogni pilota sa che salendo in moto può farsi male o che addirittura potrebbe essere l’ultima volta. Non credo che l’avvento del 4T lo abbia reso più pericoloso, anzi il 4T ha facilitato le cose. Le moto di vent’anni fa erano molto difficili da gestire, molto potenti ed esplosive. Proprio ieri guardavo un video di Andrea Bartolini di più di vent’anni fa e notavo quanta difficoltà ci fosse nel gestire tutta questa potenza. Le 4T hanno facilitato la guida, ma al contempo è aumentata la velocità e quindi sono aumentati i rischi. Negli ultimi anni anche a livello mondiale gli infortuni sono aumentati. In effetti ho frequentato tante piste, ho fatto tante gare, ma non c’erano tutti questi infortuni o eventi letali come negli ultimi anni. Mi accorgo inoltre che la maggior parte degli eventi più gravi colpisce piloti più grandi di età perchè magari vedono l’amico che corre e lo fanno anche loro, senza allenamento, magari con una moto d’epoca. Io personalmente penso di fare ancora qualche anno di gare, anca permettendo, e poi basta. Farò solo il tester, dove l’approccio alla moto è diverso.
(continua)
Intervista e foto Daniele Sinatra