Dopo Il GP di Garda di Ieri, infuria la polemica sul gioco di squadra attuato dalla KTM in favore di Herlings. Prado e (soprattutto) Cairoli hanno lasciato strada al pilota olandese in rimonta, con il siciliano che addirittura per il gesto ha ricevuto minacce di morte da parte di qualche stupido tifoso.
Quello che si ignora è che i giochi di squadra nel motosport sono sempre esistiti da tempi immemori, così come le “incazzature” degli avversari. La regola è sempre la stessa: se i piloti sono in lotta per il titolo lotta libera, ma se per il titolo lotta un solo pilota, allora il compagno di squadra/marca si mette al suo servizio. E non potrebbe essere altrimenti, perchè le case investono soldi e giustamente vogliono l’adeguato ritorno che deriva dalla vittoria dei campionati. Sportivamente parlando non è bello, ma è comprensibile.
In F1 sono la prassi, sebbene oggi siano “vietati”. Nel 56 Luigi Musso, in lotta per il mondiale, cedette la macchina a Fangio in Argentina che si era ritirato per guasto (all’epoca si poteva fare). Entrambi correvano per il cavallino rampante e addirittura Musso se avesse continuato la gara avrebbe preso dei punti che a fine anno gli sarebbero valsi il titolo proprio ai danni di Fangio. O come non ricordare il Gp del Messico del 64 con Bandini che tocca Hill che si ritira e Surtess che diventa campione del mondo. Hill la prese con sportività e a natale fece recapitare al povero Lorenzo un manuale di guida. E che dire del povero Barrichello nell’era Schumacher e delGp d’Austria del 2002? Attenzione citare solo gli episodi Ferrari non significa che anche gli altri team non abbiano attuato questi giochetti: nella F1 moderna in Mercedes più volte Bottas ha aiutato Hamilton, cosi come anche gli altri team a motore Mercedes. Per non parlare della Red Bull. Poi ci sono stati altri giochi quelli sì al limite del lecito. Basti pensare al GP di F1 del 97 con la Williams in lotta con la Ferrari che fa un patto con la Mclaren per avere aiuto tanto che, con il titolo in tasca, Villeneuve nelle ultime tornate fece passare le frecce d’argento che vinsero il GP.
Anche nei rally i giochi di squadra ci sono da sempre: emblematico il rally di Sanremo 86 con Biason che cede il primo posto e fa passare Alen, in lotta per il mondiale e Cerrato in lotta per il campionato Italiano.
Neanche il nostro amato motocross ne è esente. I primi episodi che mi vengono in mente sono quelli della fine degli anni 90. Nel 97 i piloti Yamaha nelle ultime gare non hanno mai ostacolato Chiodi in lotta con Puzar che guidava una TM. O come non pensare al 1999 e agli accordi tra i piloti KTM e Husaberg (Johansson, King e Smets) per ostacolare Bartolini in sella alla Yamaha? Nel mondiale 98 in 250 c’è stato anche di peggio con Beirer, incavolato con la Honda e con il team manager di Everts, che nella prima manche del GP di Grecia, ultima prova del mondiale e decisiva per il titolo, non dà strada al pilota belga impegnato nella lotta con Tortelli; il tutto con in tasca il contratto per prendere il posto del francese sulla Kawasaki l’anno successivo.
Quello a cui abbiamo assistito ieri può anche far male da un punto di vista sportivo, ma è lecito. Attaccare pertanto una casa che investe milioni nel motocross è sbagliato, anche se attuare il gioco di squadra fa venir meno il merito sportivo. Così come attaccare i piloti e soprattutto Cairoli, che ha soltanto obbedito alla casa per la quale è sotto contratto. Come tanti hanno fatto prima di lui.
Chi oggi si lamenta, fa bene a farlo, ci mancherebbe. Ma a parti invertite, siamo sicuri che non avrebbero fatto lo stesso?
Lasciamo quindi da parte le polemiche e godiamoci questo fine mondiale elettrizzante. Erano anni che non si assisteva a un finale così concitato con tre piloti in lizza.
Daniele Sinatra
Foto Infront