Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Chicco Chiodi. La prima parte la trovate nel link in basso.
Buona lettura.
MXT: Non vorrei mettere il dito nella piaga, ma parliamo di America. Nel 99 hai fatto le prime gare del Supercross con due top five all’inizio. Ma già avevi saggiato il National l’anno prima, però andò male per problemi alla moto. Parliamone un pò.
C: Nel 98 andai a Steel City ed era l’ultima del National e andò male. Intanto la pista era diversa rispetto alle nostre in Europa. Poi con i regolamenti americani non ho potuto usare la moto del mondiale con le relative parti speciali e neanche la benzina del mondiale. Di conseguenza la moto non era performante per quella gara, ruppi il mono e il leveraggio nelle prove. Poi nella prima manche caddi malamente.
MXT: il seguente mese di gennaio però nel Supercross ti sei preso belle soddisfazioni. Anche contro Payne che correva per Mitch Payton ed ebbe da ridire (o sarebbe meglio ridere) sulla tua moto.
C: Se non ricordo male accadde nel paddock. Carmichael mi presentò al suo team che era il Pro Circuit Kawasaki. Arrivò Payne che era un ragazzino e Ricky mi presentò come Chiodi, il campione del mondo. Lui si mise a ridere e disse “ah quello della Husqvarna” e andò via. Quella sera ad Anaheim arrivò sesto, mentre io al debutto gli sono finito davanti, arrivando quinto. A San Diego la settimana seguente lo rividi nel paddock e lo salutai al volo dicendogli “ehi ti ricordi io sono quello con la Husqvarna”!!!
MXT: Purtroppo nonostante le belle premesse l’avventura in USA terminò prima di cominciare. Nel 2000 ti saresti dovuto trasferire definitivamente in USA, ma purtroppo ti infortunasti seriamente al Motor Show di Bologna. A distanza di anni, cosa accadde?
C: Si ruppe il filo della bobina della centralina e quindi non arrivò più corrente alla candela e il motore si spense in aria.
MXT: Ti infortunasti alle vertebre e perdesti tutto il Supercross. Rientrasti per la prima del National però.
C: Esattamente. Rientrai a Glen Helen perchè le vertebre erano guarite, ma avevo il polso destro messo veramente male. Anche quello si era fratturato a Bologna. Avevo un parte del radio che si era saldata male e mi toccava lo scafoide con conseguente infiammazione. In pratica dopo dieci minuti in moto perdevo sensibilità e mi rimaneva la mano aperta con il gas incantato. Ci provai comunque. Mi sono trasferito per un mese da Ferracci a Philadelphia per preparare la prima del National. Purtroppo in gara capii che non era il caso di continuare in quelle condizioni e tornai a casa. Mi sono operato e mi sono ripresentato in pista per le ultime prove del mondiale.
MXT: L’anno successivo tornasti in Yamaha con il team Skittels. Non fu una buona annata? Pativi ancora gli infortuni subiti?
C: Non esattamente. Quell’anno non andai tanto d’accordo con il team e dopo alcune gare mi lasciarono pure a piedi.
MXT: Nonostante tutto Dobb, in fuga mondiale quell’anno, nelle interviste diceva sempre che temeva solo te tra tutti i suoi avversari.
C: Sono parecchio amico con Dobb. Abbiamo fatto tanti pranzi insieme all’epoca. Veniva sempre in camper da me a mangiare la pasta. Abbiamo avuto sempre un bel rapporto.
MXT: Nel 2001 tornasti anche in USA nel National a Southwich con la Yamaha del team Motoworld e il numero 971.
C: Si, mi davano supporto e avevo il numero 971. Purtroppo mi rifeci male un’altra volta. Mi ruppi un’altra vertebra. Diciamo che arrivare a stagione iniziata in un team che non conosci, senza prove e nulla, non dico che fosse tutto improvvisato, ma quasi. Certo non erano gli ultimi arrivati, era un buon team supportato dalla Yamaha. In definitiva credo che l’epilogo di quella trasferta sia la conseguenza di tutto quello che accadde durante quell’anno.
MXT: Ma tu andasti nuovamente in USA per valutare la possibilità di potere riprendere il discorso interrotto l’anno prima o per toglierti uno sfizio?
C: Mi è sempre piaciuta l’America e quindi al tempo mi dissi che magari andando si sarebbe potuta concretizzare una nuova possibilità; purtroppo la cosa non è andata a buon fine.
MXT: Ripensando a tutta la tua carriera, se avessi la possibilità di tornare indietro, c’è qualcosa che non avresti fatto o magari fatto diversamente?
C: Tornare indietro non si può. Di sicuro ogni scelta fatta ha poi portato a qualcos’altro. Pensando al passato ti potrei dire facilmente che non sarei andato a fare la gara al Motor Show di Bologna, ma sarebbe troppo facile dirlo adesso.
MXT: Quale è il ricordo più bello della tua carriera, tra i tanti. Una manche particolare, o un duello o vittoria o anche una sconfitta?
C: Le vittorie sono state tutte belle, come anche certe sconfitte subite dopo duelli esaltanti. Se ripenso alle mie vittorie, nel 97 avevo una piccola frattura allo scafoide e nessuno lo sapeva. Eppure in Inghilterra a Foxhill vinsi il Gran Premio con una doppietta davanti a Puzar e Federici. Nelle foto si vede che ho il polso fasciato, ma nessuno sapeva nulla. Forse la vittoria più bella è quella del 1998 in Francia, penultima prova del mondiale. Ero in lotta con Vuillemin e avevo tutti i piloti Yamaha contro. Mi fanno cadere al via, parto ultimissimo e recupero fino al quinto posto con un caldo pazzesco; c’erano 40 gradi. Vince Vuillemin. Arrivo stravolto ai box e dico al team che la seconda manche non la vinco di sicuro. Il team non è convinto però. Sanno quanto sono in forma e allenato. Parte la seconda manche e scatto al secondo posto. Davanti ho Vuillemin che prova la fuga. Dopo venti minuti gli sono attaccato al culo. Roberto Manucci, il mio meccanico, mi incitava e mi fece quindi cenno di attaccare. Io cambiai passo e cominciai a pressarlo. Ricordo anche la tabella del papà di Vuillemin, che vedendo il figlio ormai cotto, scrisse “sei un pezzo di meXXX se ti fai superare”. Io lo passai e vinsi la manche. Tra le vittorie più belle metto anche Lierop nel 97. Arrivai terzo nella prima manche per chiudere il mondiale. Nella seconda manche sono partito credo settimo, poi cominciai a perdere posizioni: al primo giro ero dodicesimo, al terzo diciottesimo. Tutti lì dicevano che avendo vinto il mondiale stavo tirando i remi in barca. Alla fine vinsi la manche con 40 secondi di vantaggio.
MXT: Ricordo che alla fine della gara di Lierop tutti i piloti specialisti della sabbia presenti, anche quelli delle altre classi che assistevano al GP da spettatori come Martens, ti fecero i complimenti. Ti eri allenato con Boonen prima della gara se non ricordo male.
C: Si ero stato una settimana da lui ad allenarmi. Era con me anche nel weekend. Sabato ero andato male nelle prove, avevo preso circa sei secondi dal poleman Eggens. Lui mi disse di non preoccuparmi, che la gara sarebbe stata un’altra cosa. Mi consigliò di fare determinate linee e di fare sempre destra e sinistra anche nel rettilineo. Mi disse proprio che nei rettilinei non dovevo andare dritto, ma sempre di fare destra e sinistra. Io non capivo, ma poi gli risposi: Ok, se lo dici te!”. Detto, fatto. La domenica ero un altro pilota.
MXT: Grazie mille Chicco. E’ stato un piacere, bellissima intervista.
C: Grazie a voi e alla prossima.
Intervista e foto Daniele Sinatra